Merendine e fake news: facciamo chiarezza
02.10.2019

Fake news? No grazie. 

Erede su grande scala della tradizione dei dolci fatti in casa dalla nonna, la merendina italiana ha in media una porzione di poco superiore ai 34 grammi e contiene 5,7 grammi di grassi, dei quali solo 2,1 grassi saturi, 9 grammi di zuccheri, per un contenuto calorico a porzione pari a 136 kcal.

Se la merendina italiana, come dice la parola stessa, è una piccola merenda dal peso medio di 34 g non si può dire altrettanto delle sue lontane parenti d’oltremanica e a stelle e strisce, che pesano rispettivamente quasi il doppio (66 g) e più del doppio (81 g).

Il vantaggio in termini nutrizionali delle merendine italiane rispetto a quelle inglesi e statunitensi è frutto anche del contributo che le aziende dolciarie hanno saputo dare per rendere i prodotti da forno sempre migliori. Negli ultimi dieci anni l’industria dolciaria italiana, grazie a un impegno “volontario” condiviso con il Ministero della Salute, ha ridotto nelle merendine il contenuto di zuccheri (-30%), grassi saturi (-20%) e contenuto calorico (-21%), superando addirittura gli obiettivi prefissati con il Ministero.

Le merendine sono finite al centro di una bufala online, smentita a più riprese da varie autorevolissime fonti (la Fondazione Umberto Veronesi, Altroconsumo, il sito Attivissimo.it, che nasce proprio per smascherare le bufale online), ma ogni tanto in grado di rigenerarsi sulle sue ceneri. Anni fa (era il 1999) uscì una lista di prodotti dolci da forno che utilizzavano il temibile e “tossico” – così veniva scritto – E330. Peccato che la fonte citata (il Centro Antitumori di Aviano) ha smentito più volte di essere all’origine della notizia.

“Peccato” che l’E330 di tossico non ha nulla, visto che dietro questa sigla c’è l’innocuo acido citrico, contenuto in limoni e arance e tutt’altro che pericoloso per la salute. Inspiegabilmente, a cicli di 4 o 5 anni questa informazione ritorna a fare capolino sulla Rete, seguendo la logica perversa della “disinformazione virale”. Che comunque ha i suoi effetti, se oggi il 73% degli italiani si riconosce in questa notizia, palesemente falsa, letta sul web.